Un passo oltre l’aiuto di pronto soccorso verso i barboni

Con l’inverno scatta tutti gli anni la corsa per aiutare le persone che comunemente chiamiamo “barboni”. Uomini e donne che, loro malgrado, per  condizioni psichiche o per scelta irrazionale non hanno una dimora fissa o un reddito minimo e si avvitano nella spirale dell’estrema povertà.

Raccolta di coperte, un piatto caldo, un riparo temporaneo possono essere un aiuto concreto ma non incide sulla condizione di queste persone che rimangono emarginate e chiuse nella spirale dell’indigenza.

C’è anche chi, come il sindaco di Trieste, che preferisce portare lo scalpo del decoro urbano togliendo e buttando le coperte di un barbone, in nome del decoro urbano. Come a dire che la persona umana vale meno dell’angolo di una piazza.

Non è necessario disturbare gli antropologhi per conoscere le singole storie dei barboni. Molti di questi diventano tali a seguito di drammi familiari o per la perdita di lavoro. Nessuno pensa a loro come una possibile risorsa, mentre possono essere aiutati nel reinserimento sociale attraverso un percorso di recupero delle competenze acquisite nella vita e messe a disposizione della collettività.

Per questi motivi Professione in Famiglia è partnership con L’Esercito della Salvezza Italia di un progetto sul territorio romano che possa fare un passo oltre il pur apprezzabile aspetto caritatevole.

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