Ieri, 17 gennaio, una delegazione di Professione in Famiglia ha incontrato l’On. Vincenzo Zoccano, Sottosegretario alla famiglia e alla disabilità.
Il confronto rientra in una serie di richieste formulate dall’associazione ai vari Ministeri e ai Gruppi Parlamentari per affrontare il problema dell’assistenza di ausilio familiare.
In particolare la crescita del fabbisogno di assistenza delle famiglie, l’invecchiamento progressivo delle lavoratrici per il blocco dei flussi e la crescita costante del lavoro nero.
Il vice ministro ha apprezzato l’impegno dell’associazione sul tema ponendo l’oggettiva necessità di coinvolgere altri ministeri sul tema, in particolare per una legislazione che permetta la defiscalizzazione del servizio di assistenza di ausilio familiare fornito da badanti o da professioni similari come l’operatore d’aiuto di cui ha dimostrato particolare interesse.
Il confronto si è quindi concentrato sulla “certificazione delle competenze” degli operatori che svolgono il servizio di ausilio.
La convinzione del Ministero è quella di definire un quadro nazionale di riferimento formativo che certifichi la competenza di questi lavoratori e che sia “vincolante” nella prestazione di servizio e finalizzato a garantire un’adeguata competenza per i soggetti non più autosufficienti o invalidi.
Il presidente di PF, Aldo Amoretti, ha condiviso pienamente l’indirizzo del Ministero per una maggiore qualificazione professionale degli operatori, evidenziando però che il contesto del settore, estremamente polverizzato e l’informalità del mercato del lavoro non si adatta al “vincolo” richiesto.
Il ricorso alla certificazione delle competenze professionali per poter esercitare l’attività, già presente nella normativa vigente ma inapplicato da tutte le regioni, rischierebbe di frustrare le attese. Inoltre, l’approccio formativo delle Regioni sul settore si è dimostrato ampiamente inefficace, sia per la scarsa partecipazione che per la destinazione verso le famiglie.
Cosa diversa se i moduli formativi professionali venissero promossi su singole specializzazioni per l’interazione con i soggetti portatori di particolari patologie psico-sanitarie, i loro familiari e il contesto sociale, ricordando che l’ausilio familiare non comporta una competenza sanitaria ma di semplice aiuto nel disbrigo di faccende domestiche e di compagnia.
L’associazione è comunque convinta della riqualificazione professionale che avrebbe sicuramente maggiore efficacia qualora gli operatori venissero qualificati all’interno di un contesto aziendale come accade per la figura dell’operatore d’aiuto.
Anche la stessa deduzione fiscale dell’intero costo di assistenza a favore delle famiglie potrebbe essere vincolata all’utilizzo di figure che abbiano conseguito un’attestazione di competenza attraverso un percorso professionale mirato in capo alle regioni.
Il viceministro, preso atto della discussione, si è detto disponibile a riprendere il discorso, sentiti gli altri Ministeri di competenza.