Il CCNL servizi di ausilio familiare ha regolamentato una nuova figura professionale (Procuratore d’Aiuto), in grado di assolvere incarichi di garanzia per il sostegno e il controllo contrattuale di persone ospitate in strutture residenziali per anziani e persone che ricevono cure al domicilio.
Tale professione, normalmente ricoperta da una persona esperta nell’assistenza domiciliare, potrebbe essere un libero professionista o inserita nell’organico di un’impresa del settore e fornire una consulenza qualificata ai clienti.
Il Marchio ABS Assistenza alla Famiglia, con sede centrale a Collecchio, in provincia di Parma e con varie imprese affiliate in Italia, ha deciso di investire sul Procuratore d’aiuto per integrare i servizi di assistenza tradizionalmente forniti.

Abbiamo intervistato Silvia Maggioni, presidente del marchio.
Cosa vi ha spinto a fornire questo particolare servizio?
La consulenza alle famiglie già faceva parte della nostra attività da diversi anni ma si limitava ad indirizzare le famiglie verso enti terzi o fornendo assistenza come cooperativa.
Quello che mancava era una vera e propria consulenza a 360° che fornisse risposte concrete e adottabili a secondo del singolo fabbisogno assistenziale.
Tantissime sono le famiglie che ci chiedono aiuto e consigli che esulano dalla nostra specifica attività
Decidemmo quindi di valorizzare al massimo la figura del Procuratore d’aiuto, già parzialmente sperimentata con successo in altre realtà.
Quindi state implementando questo servizio in tutte le imprese affiliate?
Sì, lo stiamo testando sul centro di ricerca di Collecchio ed è sicuramente un’opzione che caldeggeremo perché incontra una forte domanda nel mercato dell’assistenza ma non solo.
È nostra intenzione diventare un punto di riferimento per quei professionisti che non sono ancora pronti per aprire una impresa e che potrebbero transitare attraverso l’attività del Procuratore d’aiuto e fornire loro un supporto formativo, pubblicitario e gestionale con il nostro brand aziendale.
Quali dovrebbero essere le caratteristiche di base per approcciare questa nuova professione?
Dalla nostra esperienza non esiste un target preciso, chiunque abbia capacità di interagire con la giusta sensibilità al problema assistenziale potrebbe essere un potenziale Procuratore d’aiuto. Noi pensiamo che il genere femminile sia il soggetto più adatto e in grado di percepire con maggior sensibilità il tema assistenziale. Questo sarà il nostro target privilegiato.
Come vi ponete con Professione in Famiglia?
Guardi, la nostra impresa, così come le nostre affiliate, aderiscono tutte all’associazione. Sin dal 2016 abbiamo collaborato in modo costruttivo fornendo loro spunti professionali inediti che poi hanno trovato il giusto spazio nel ccnl.
È nostra intenzione proporre a Professione in Famiglia un accordo di co-Branding in cui si possa mettere a sinergia le rispettive esperienze e che la nostra intuizione possa un giorno assumere una rilevanza nazionale con lo specifico riconoscimento professionale.