Bisogna mettere in campo una politica civile per l’immigrazione che affronti non solo il problema pensioni ma tutta la gestione del fenomeno.
I profili della illegalità nel fenomeno sono tantissimi. Si va da condizioni di irregolarità del lavoro costituite da non corretta applicazione dei diritti contrattuali, alla omissione parziale o totale del versamento dei contributi previdenziali fino alle condizioni di nero più barbaro e alla tratta di persone anche destinate alla prostituzione.
L’intreccio perverso nasce dalla necessità delle famiglie che si incrocia con la condizione di clandestinità di molte donne immigrate.
Spesso non c’è una preferenza delle famiglie per il nero, ma la condizione che lo impone grazie al fatto che è l’unica offerta che si riesce a incontrare. Questo si mischia a molta ignoranza delle regole e alla inadeguatezza di strutture ed organizzazioni idonee all’aiuto. Talora forme di caporalato esercitano quella intermediazione che organizza l’incontro domanda-offerta.
La prima esigenza è quella della uscita dalla clandestinità . Siamo stati facili profeti nel ritenere che avesse scarse possibilità di successo la sanatoria prevista dal Decreto legislativo 16 luglio 2012, n. 109 che abbiamo visto funzionare per un mese tra il 15 settembre e il 15 ottobre.