PER I GIOVANI SERVIZIO CIVILE OBBLIGATORIO ANCHE PER SERVIZI FAMILIARI

Dedicato ai giovani un articolo di Raffaele Morese su Nuovi Lavori

Si dice tra altro:

moreseNon l’assistenza ma il lavoro deve essere il principale sbocco da rendere credibile.

 Spacciare il reddito di cittadinanza come la soluzione è sconsolante, arrendevole, pauperistica. Non si può dire a un giovane, ti do 1000 euro (ammesso che ci siano le risorse per attuarlo) e poi te la sbrighi da solo.

Bisogna dirgli che c’è una politica fatta di tante scelte che lo porteranno ad avere un lavoro. E se bisogna prendere atto che ci vuole tempo per attuarle e che nel frattempo avanzano i robot che eliminano i lavori ripetitivi e semplici, allora bisogna creare ponti e formare i giovani per occupare posti di lavoro intelligenti.

 Un ponte per tutti: il servizio civile obbligatorio per i giovani ultra diciottenni, di durata medio- lunga in servizi di pubblica utilità o servizi familiari, estendendo l’esperienza volontaria in atto e ampliandola dal terzo settore al settore pubblico.

 Proporre di occuparsi del prossimo per un breve periodo della propria vita non solo è formativo per sé stessi ma fa crescere la produttività del sistema economico e sociale“.

Nuovo diritto di famiglia

È  ormai da diversi anni che si discute in Parlamento sulla regolamentazione del nuovo diritto di famiglia allargandolo alle copie di fatto e alla convivenza solidale tra soggetti dello stesso sesso.

Sembrerebbe di essere giunti alla volata finale con il disegno di legge Cirinnà.

Il tema è fonte di sensibili divisioni culturali e di costume tra gli italiani e soprattutto tra le forze politiche, particolarmente per l’adozione di figli di uno dei partner in caso di morte del genitore naturale. La discussione sui mass media si accentra sostanzialmente su tale argomento, come se il ddl trattasse solo questo tema.

Professione in Famiglia, rispettosa di ogni posizione in merito, intende fornire una sintesi di quanto prevede la proposta, al fine che ognuno possa liberamente costruirsi una opinione oggettiva in merito.

Alcuni dati

L’Istat quantifica in un milione le copie conviventi in Italia e in 900.000 i matrimoni avvenuti dopo una convivenza. I dati sono riferiti all’anno 2000 e segnala una forte crescita rispetto al decennio precedente.

Secondo i sondaggi condotti da IPR Marcketing, il riconoscimento delle unioni civili eterosessuali vede favorevoli il 74% degli italiani. Cala al 46% quando riguarda gli omosessuali e i contrari al 40%. Solo il 38% è favorevole ai matrimoni gay e solo il 15% sarebbe favorevole all’adozione da parte di copie omosessuali.

Cosa prevede il DDL Cirinnà ?

  • Istituisce nel diritto di famiglia anche la formula di Unione Civile equiparandola al matrimonio.
  • Tale forma dovrà essere formalizzata in comune.
  • Tutti i diritti previsti nel matrimonio valgono anche per le unioni civili.
  • L’articolo più controverso è quello che riguarda l’estensione della responsabilità genitoriale sul foglio/i del partner. Questo articolo permette l’adozione cosiddetta “ non legittimante” dei figli del partner. Viene esclusa l’applicabilità dell’istituto dell’adozione legittimante: per le copie dello stesso sesso unite civilmente non sarà possibile, quindi, adottare dei bambini che non siano già figli di uno dei o delle componenti della coppia. È un particolare tipo di adozione tale per cui, chi adotta non acquista diritti successori nei confronti dell’adottato, ma assume tutti i doveri che incombono sul genitore nei riguardi del figlio.
  • Si prevede anche il riconoscimento delle “ Convivenze di fatto”. In sostanza due persone possono contrarre un contratto di convivenza in cui si definiscano le condizioni patrimoniali e si possa designare al partner diritti quando emergano problemi legati alla malattia, locazione, carcere o decesso. Il contratto può essere sciolto.

Rapporto Ilo: la forza lavoro mondiale conta 150 milioni di lavoratori migranti

Il rapporto mette anche in luce il numero significativo di lavoratori migranti occupati nell’ambito  del lavoro domestico e la forte disparità di genere nel settore.

Il lavoro domestico è uno dei settori economici meno regolamentati che richiama una particolare attenzione da parte dell’ILO. La concentrazione di lavoratrici migranti e la scarsa visibilità dei lavoratori in questo settore spesso producono diverse forme di discriminazione.

Sui circa 67,1 milioni di lavoratori domestici nel mondo, 11,5 milioni (17,2 per cento) sono migranti internazionali. Le donne rappresentano circa il 73,4 per cento (circa 8,5 milioni) dei lavoratori domestici migranti. Le donne lavoratrici domestiche migranti sono le più numerose nella regione Asia del Sud-Est e Pacifico, con il 24 per cento del totale; seguono l’Europa (Nord, Sud e Ovest) con il 22,1 per cento, e gli Stati Arabi con il 19 per cento.

Con l’invecchiamento delle società e le altre evoluzioni demografiche e socio-economiche, è probabile che i lavoratori domestici continueranno a migrare in gran numero per rispondere ai bisogni in termini di servizi di cura alla persona e assistenza alle famiglie. «Per molte ragioni, le migrazioni sono una questione centrale nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. I migranti hanno bisogno di lavorare, ma è altrettanto accertato che nei prossimi anni, molti paesi di destinazione avranno bisogno di nuovi lavoratori. Il mondo avrà bisogno di più dati di migliore qualità e di indicatori per poter seguire questi flussi. Il presente rapporto stabilisce un precedente nella ricerca di dati solidi a livello mondiale atti a guidare i responsabili delle decisioni politiche», conclude Rafael Diez de Medina, Direttore del Dipartimento ILO sulle statistiche.