L’assurda quanto terribile invasione russa in ucraina sta generando centinaia di morti e migliaia di profughi.
Una situazione che ha lasciato tutti noi attoniti e increduli, portandoci con la memoria alla seconda guerra mondiale.
Come in tutti i conflitti, chi ne paga maggiormente i costi sono le persone inermi, chiamate cinicamente “effetti collaterali”.
La cronaca di racconta minuto su minuto il dramma che esse vivono: centinaia di migliaia di famiglie cercano scampo dai bombardamenti nei paesi confinanti e la reazione di sanzioni per evitare una guerra mondiale, genererà una nuova crisi che si aggiungerà alla pandemia.
Le città del mondo si riempiono di manifestanti che chiedono il ritiro dell’invasione, anche nella stessa Russia.
L’emarginazione di Putin è ormai evidente in tutto il mondo, riconfermando quanto sia stata delirante la decisione presa.
Mentre gli Stati cercano una strada per superare la crisi, noi cittadini non rimane altro che continuare a tenere alta la bandiera della pace e fornire tutti gli aiuti possibili per andare incontro alle esigenze dei profughi aderendo alla tante iniziative di solidarietà.
AFGHANISTAN, ASSOCIAZIONI DONNE: SUBITO CORRIDOI UMANITARI, VARARE PIANO PER ACCOGLIENZA
Lettera al Governo, Commissione e Parlamento UE: ‘Farnesina ci riceva’
“La fuga verso l’Occidente da Kabul e l’avvento dei talebani, che hanno preso il comando dell’Afghanistan, preoccupano fortemente chi ha a cuore i diritti umani e la salvaguardia della vita di tutti i civili, specie di quelli più a rischio, come donne e bambini, il cui destino è nuovamente consegnato a un indicibile orrore. Sono nostre madri, amiche, sorelle. Non lo possiamo e non lo vogliamo più accettare. L’Europa deve agire, l’Italia deve reagire, noi donne e cittadine dobbiamo fare rete contro ogni violenza”.
E’ quanto scrivono in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi, ai ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese e, per conoscenza, alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e al Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, 78 associazioni tra le quali Donne per la salvezza, Le Contemporanee, Soroptimist International d’Italia, Fuori quota, Rete per la parità, Presidenza Asvis – Pierluigi Stefanini e Marcella Mallen, Casa internazionale delle donne di Roma, Casa internazionale delle donne di Milano, Manifestolibri, Human Foundation, InGenere, Un ponte per, Senonoraquando Libere, UCID, le associazioni aderenti a Inclusione donna, Politiche di genere CGIL, BASE Italia, Green Italia, Be Free, Associazione PoP.
“Quello che urge adesso è consentire a più donne, ragazze e bambine/i possibile di mettersi in salvo in queste ore in cui le maglie del controllo talebano sono ancora slabbrate. E sostenere chi decide di rimanere a lottare nel proprio paese, garantendo il monitoraggio internazionale sui diritti umani e delle donne in particolare”.
“Le organizzazioni firmatarie, e le/i singoli che possono farlo, si mettono a disposizione dello Stato e dell’Unione europea per contribuire ad ospitare chi è costretto a fuggire trovando per esse/i alloggi e ristori integrativi rispetto a quelli già inseriti nel sistema di accoglienza, nonché percorsi formativi e lavorativi che consentano loro una libertà e una sicurezza di lunga durata; e per contribuire a creare le condizioni per aiutare e salvare le donne in Afghanistan. Ogni vita salvata dalla violenza è una vittoria per qualsiasi democrazia degna di questo nome. Bisogna fare tutto e occorre farlo adesso ”conclude la lettera.
Negli ultimi mesi si registra una consistente difficoltà nel trovare lavoratrici domestiche, in particolare badanti.
Una assenza di offerta di lavoro che sembra coinvolgere tutti i settori e che il dibattito sui media ascriverebbe troppo semplicemente alla crescita degli ammortizzatori sociali (CIG, assegno di cittadinanza, Naspi, ecc.).
Il settore domestico è da sempre caratterizzato da una forte presenza di lavoro nero. Tutti gli studi quantificano tale irregolarità pari al doppio dei regolarizzati. Ciò significa che gli occupati reali del settore si aggirino intorno a 1,8 milioni.
La tendenza di non farsi regolarizzare quando si beneficia di indennità di disoccupazione o di farsi regolarizzare parzialmente per rimanere nella fascia di reddito in cui non scatta l’Irpef (8.174 euro anno) è una costante che non giustifica il fenomeno di questi mesi.
Ci sono quindi altri elementi che motivano il calo dell’offerta.
Proviamo ad elencarli:
Il periodo della pandemia ha ridotto la domanda a causa del pericolo di contagio e al rientro in casa di molti lavoratori (CIG e Smart working). Ciò ha generato un repentino rientro nei paesi d’origine di molti lavoratori domestici, non più rientrati a causa dei blocchi tra gli stati o per il timore del contagio o di non trovare lavoro.
Il periodo estivo è da sempre caratterizzato da un calo dell’offerta di lavoro. Lo sblocco delle frontiere ha permesso a molte lavoratrici domestiche di poter rientrare liberamente nei propri stati. È quindi plausibile che abbiamo accumulato più giorni di ferie e colto l’occasione per allungare di due mesi le ferie.
L’emersione/regolarizzazione del lavoro riservato ai settori domestico e agricolo dell’anno scorso ha fatto registrare l’emersione di 176.000 domestici (in prevalenza colf) ma la crescita occupazionale nel settore ne ha solo registrati 63.700. Possiamo quindi asserire che il settore abbia subito un calo degli occupati che giustifica la scarsa reperibilità di lavoratori sul mercato.
La crescita delle badanti italiane nel decennio (+ 207%) non copre il lavoro in convivenza. L’87% infatti svolge prestazioni inferiori alle 40 ore settimanali. Anche questa potrebbe essere una causa di scarsa reperibilità in un segmento di orario maggiormente richiesto.
Le badanti italiane che superano i 50anni di età sono passate dal 34 al 53% in 10 anni, mentre le straniere dal 41 al 61%. Esiste quindi un mancato rinnovamento generazionale nel settore che riduce significativamente l’offerta di lavoro nel segmento dell’assistenza verso la persona.
La fase di vaccinazione non ha coinvolto le lavoratrici straniere, se non nell’ultimissima fase e solo alla prima somministrazione. La domanda esclude quindi gran parte delle lavoratrici e queste rinunciano a proporsi fin quando abbiano completato il ciclo vaccinale. Nel segmento dell’assistenza notturne ospedaliere è addirittura un vincolo per l’accesso in struttura.
L’aumento della domanda ha fatto lievitare il costo del lavoro. Non si hanno dati a riguardo ma si stima che non sia inferiore al 10%. Questo destabilizza il mercato in quanto, anche chi ha già un’occupazione richiede l’aumento o abbandona il lavoro per un altro maggiormente remunerato.
Che fare dunque?
Come in tutti i momenti di crisi, il mercato si stabilizzerà.
La domanda è quindi se attendere che il mercato si stabilizzi naturalmente oppure cogliere questa occasione per riformare il settore dell’ausilio familiare.
Ipotizzare una crescita degli stipendi per stimolare l’offerta di lavoro è incompatibile con gli attuali costi per le famiglie. Cosa possibile solo con una forte defiscalizzazione che permetta l’emersione dal lavoro nero con retribuzioni adeguate e negoziate.
Aumenti delle retribuzioni strettamente legate all’accrescimento professionale delle lavoratrici e alla certezza di regolarità. Regolarità garantita solo ed esclusivamente se transita attraverso imprese specializzate in grado di garantire continuità occupazionale per le lavoratrici, servizi qualificati e supportati, certezza fiscale e contributiva per lo stato.
La famiglia, non essendo sostituto d’imposta, non potrà mai garantire questi standard. Il sistema di imprese accreditate potrebbe anche assumere un utile osservatorio sociale sulla condizione di non autosufficienza.
Percorsi formativi e di aggiornamento professionale con registri pubblici dell’incontro tra la domanda e l’offerta sul territorio potrebbero facilitare la buona occupazione e la sua regolarizzazione.
Ci si potrà obbiettare che occorrerà molto tempo per raggiungere questi obbiettivi ma, non sempre le scorciatoie garantiscono gli scopi prefissati.
Domenica 23 alle ore 17:30, la Festa de l’Unità del XII° Municipio di Roma ha programmato un dibattito sul tema dell’assistenza di ausilio familiare.
Invitati a discutere l’argomento, l’assessore alle politiche sociali del I° Municipio e Professione in Famiglia.
Un tema complesso che coinvolge migliaia di famiglie, il sistema di welfare e la tutela di persone anziane e non più autosufficienti.
La famiglia non può essere attribuita ad uno schieramento politico o ideologico, sono le risposte ai problemi che definiscono soluzioni di destra o di sinistra.
Il Partito Democratico non può stare in silenzio quando si decidono tagli all’assistenza domiciliare, così come non può accettare che la cura degli anziani sia demandata unicamente a lavoratrici domestiche.
Occorrono politiche in grado di garantire adeguate tutele alle famiglie e alle lavoratrici del settore.
Queste le argomentazioni che hanno motivato il PD a discuterne in un pubblico dibattito.
Il 30 maggio abbiamo partecipato alla riunione della Assemblea della Alleanza che ha messo a punto le richieste al Governo che si insedierà: un impegno a combattere la povertà assoluta. Punto centrale del documento:
“Il Governo che si insedierà dovrebbe seguire la logica del “costruire correggendo”. Il monitoraggio e la valutazione dell’implementazione del Rei sono elementi cruciali al fine di osservare se si stanno facendo passi avanti nella direzione di policy definita, quali sono i correttivi necessari e qual è l’effettiva capacità della misura di superare la logica assistenzialista. Si tratta, dunque, di avviare al più presto il previsto sistema di monitoraggio al fine di cogliere le criticità esistenti nell’attuazione della misura, così da introdurre le opportune modifiche, L’esperienza – come sempre accade – dimostrerà che l’attuale impianto richiede vari aggiustamenti: alcuni sono già evidenti ed altri emergeranno nel tempo. Lavorare nell’ottica di attuare una riforma migliorandola via via dove necessario, tuttavia, rappresenta una strada ben diversa rispetto a ripartire da zero.”
Lo svolgimento dell’Assemblea è stato preceduto da una riunione delle strutture regionali dell’Alleanza che si vanno costituendo e funzionando in tutto il territorio nazionale.