LA LETTURA DEI DATI SUL LAVORO DOMESTICO DALLA PARTE DELLE FAMIGLIE DATORI DI LAVORO

A cura del Dipartimento Studi e Ricerche di Professione in Famiglia

 

Come ogni anno l’INPS pubblica i dati statistici sul lavoro domestico.

Il 2019, a cui si riferiscono i dati, sarà l’anno attendibile per riflettere sul settore. Con la pandemia che ha prodotto licenziamenti di massa nel primo semestre 2020 e la sanatoria ed emersione prevista dal decreto del Governo nei mesi di giugno/agosto non sarà facile confrontare il dato con gli anni precedenti.

Come avvenne per analoga situazione della sanatoria 2012, gli anni futuri registrarono un sensibile calo occupazionale verso il ritorno al lavoro nero.

Pur apprezzando la trasparenza dell’Inps sul settore i criteri osservati rilevano sensibili lacune che, se superate, permetterebbero una migliore fotografia sociologica del settore.

In particolare:

  1. I dati non distinguono i lavoratori comunitari da quelli extra UE. La forte presenza di lavoratori provenienti dalla Romania rientra genericamente nell’area geografica dell’Europa dell’est. Le modalità di flussi migratori e di rapporto di lavoro sono regolate con modalità radicalmente differenti e, vista la forte presenza straniera nel settore, sarebbe opportuno inserire anche questo dato.
  2. La composizione professionale si distingue genericamente tra Colf e Badanti. È già un buon riferimento nella lettura ma se venissero inseriti per gli 8 livelli professionali previsti dalla contrattazione, si avrebbe con maggior evidenza professionale dei lavoratori. Tra l’altro è previsto nell’inserimento dei dati all’atto della segnalazione per l’assunzione all’Inps.
  3. Anche il regime di convivenza viene richiesto all’atto dell’assunzione, riportarlo nella statistica sarebbe un dato utile per misurare la qualità della cura della persona, anche se non sempre la convivenza coincide con la cura.
  4. L’Inps è in possesso inoltre dei dati del datore di lavoro. Mettere in evidenza questi dati ci aiuterebbe a conoscere la tipologia delle famiglie utilizzatrici di questi servizi.

Abbiamo quindi esaminato i dati statistici ponendoci dal lato delle famiglie datrici di lavoro e confrontandoli con il decennio precedente (2010).

DATI GENERALI

Schermata 2020-06-27 alle 01.03.16.pngI dati generali del settore registrano un calo occupazionale, posizionandosi su 848.987 unità.

Escludendo l’anno 2012 che registrava l’impennata determinata dalla sanatoria degli irregolari, è l’ennesimo anno che il settore perde occupati.

Rispetto al 2010 il calo è stato del 9,73%.

Un dato che dovrà essere esaminato con maggior dettaglio nei confronti che seguiranno ma che può essere spiegabile con il sostanziale blocco dei flussi migratori extracomunitari che hanno ingrossato le file del lavoro nero ma anche per la crisi economica generale che ha colpito maggiormente l’occupazione femminile della società con il conseguente rientro nell’ambito dell’occupazione familiare.

La presenza femminile si conferma prevalente nel settore con l’89%, il 6% in più rispetto a quella maschile che ha pagato interamente il calo occupazionale nei 10 anni

DATI REGIONALI

Schermata 2020-06-27 alle 01.04.25.pngNon si registrano sensibili variazioni rispetto al decennio precedente.

Resta comunque evidente che il ricorso al lavoro domestico è una prerogativa delle aree centro settentrionali con il 79% degli occupati.

Il 46,38% degli occupati si concentrano nelle 12 aree metropolitane.

DATI DI PROVENIENZA GEOGRAFICA

Si conferma il trend di crescita delle italiane nel settore con un più 11% rispetto al 2010 mentre le aree di maggior flessione sono dall’est europeo con -5,30% e dall’asia orientale con il 3,19%.

Come detto in premessa, l’assenza di dati specifici, non ci permette di qualificare il calo dell’est-europeo se cioè sia dipeso dal blocco dei flussi ucraini, russi e moldavi storicamente presenti nel settore da quelli rumeni e polacchi in condizione di libera circolazione.

La crescita italiana non è qualificabile con precisione per assenza di dati statistici. Crescono maggiormente tra le badanti (+15%) che tra le colf (+11,4%) ma supponiamo non siano facilmente adattabili in regime di convivenza.

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DATI PROFESSIONALI

Schermata 2020-06-27 alle 01.05.11.pngNel calo generale degli occupati nel settore, il dato delle badanti continua a crescere progressivamente da 10 anni, passando dal 31,7% al 48% del 2019 mentre le colf calano del 15,59%.

Sicuramente è il dato più interessante del settore perché conferma la crescita costante della cura verso la persona a scapito di quella destinata tradizionalmente alla casa, ma soprattutto per la colpevole miopia della politica italiana di abdicare la cura di persone non più autosufficienti a figure non sempre adeguatamente qualificate.

Una anomalia nell’Europa che incentiva i servizi destinati all’ausilio familiare attraverso agenzie specializzate.

DATI GENERAZIONALI

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Pochi osservatori si soffermano sull’età delle lavoratrici domestiche, mentre la statistica ci permette di lanciare un SOS generazionale del settore.

Le lavoratrici del settore che superano i 50anni di età sono passate nel decennio dal 28,3% al 52,4%.

Le colf dal 24,4 al 46,3 e le badanti dal 35,7 al 52,4.

Vista la mancata inversione di tendenza all’invecchiamento professionale è facile supporre che nei prossimi 10 anni sarà sempre più difficile trovare personale idoneo alla gravosità del lavoro richiesto, soprattutto perché tutti gli studi ci dicono che la non autosufficienza passerà da 3 a 5 milioni nei prossimi 10 anni.

DATI SULL’IMPEGNO DI ASSISTENZA RICHIESTO

I dati dell’Inps ci permettono di valutare la quantità di ore di lavoro richieste e della loro durata in corso d’anno.

Nonostante il calo degli occupati le ore lavorate nell’anno non sono calate in proporzione equivalente.

Nel 2010 le ore lavorate nell’anno erano 1.278.683.666, nel 2019 si sono attestate su 1.199.878.706, un -6,2% rispetto al calo occupazionale del 9,7%.

Tra le badanti le ore sono cresciute del 51,2% mentre tra le colf sono calate del 39,3%.

Il 17,8% lavora con orario inferiore alle 25 ore settimanali. Tra le colf si raggiunge il 30,2% e tra le badanti il 9,6%.

Schermata 2020-06-27 alle 01.05.55Le prestazioni richieste confermano il forte turnover del settore.

Il 16,9% lavora per 3 mesi

Il 15,5% da 4 a 6 mesi

Il 22 % da 7 a 9 mesi

Il 45,6% per tutto l’anno

 

IL COSTO DEL LAVORO

L’INPS fornisce i dati delle retribuzioni percepite dai domestici nell’anno.

A questi, il datore di lavoro versa i contributi previdenziali all’Inps pari ai 2/3 del suo valore e 1/3 a carico del lavoratore.

Gli stipendi percepiti dai domestici assommano a € 6.242.219.500,00, l’1% in meno delle quantità registrate nel 2010.

Schermata 2020-06-27 alle 01.06.22Nel 2010 gli stipendi delle colf incidevano sul totale con il 65,6% nel 2019 si sono ridotte al 47,5%.

I contributi Inps ammontano a circa € 1.439.000.000

I domestici che non superano gli 8.000 euro di reddito annuo sono 576.635 pari al 35,1% del monte salari totale. Percentuale che si alza al 40% per le colf e si abbassa al 28,8% per le badanti.

 

 

Continua il pressing verso la politica. Prime risposte dopo la lettera aperta al Governo e alle forze politiche sull’emergenza Covid19.

gaddaProfessione in Famiglia incontra l’on. Maria Chiara Gadda (Italia Viva) e dopo un approfondito esame della situazione legata al settore dei servizi di ausilio familiare e, più in generale sull’emergenza Covid19 e sulla possibile ripresa, si sono presentate alcune proposte da poter prendere in esame nei prossimi provvedimenti del Governo.

  • Sanatoria generale per le persone extracomunitarie presenti sul territorio nazionale senza regolare permesso di soggiorno.

Il provvedimento permetterebbe a circa 600.000 irregolari di accedere al sistema sanitario e contenere la diffusione del virus. Inoltre, potrebbe essere un immediato bacino di forza lavoro per quando avverrà la ripresa economica.

  • Possibilità di portare a detrazione fiscale l’intero costo dei servizi di ausilio familiare per le persone non autosufficienti (badanti e operatori d’aiuto).

Il provvedimento permetterebbe un aiuto concreto alle famiglie e farebbe emergere il forte lavoro nero.

  • Maggiore coordinamento tra enti locali, ASL e aziende che forniscono servizi privati per l’assistenza domiciliare.

Ciò permetterebbe di garantire l’assistenza qualificata di ausilio nella fase di convalescenza e riabilitazione post ricovero ospedaliero Covid19, supporto psicologico agli operatori e alle famiglie e recupero sociale attraverso la videocomunicazione.

  • Percorso formativo per la riqualificazione professionale degli operatori destinati ai servizi di assistenza di ausilio.

La situazione generata dal contagio comporta un salto di qualità nella fornitura dei servizi di assistenza di ausilio alla persona. Saper interagire con l’assistito e i suoi familiari e prestare il servizio con le adeguate protezioni riqualificherebbe l’importanza sociale dell’occupazione nel settore.

  • Permettere alle imprese che forniscono servizi di assistenza di ausilio alla persona di potersi inserire nella “Carta della famiglia” di recente costituzione da parte del Ministero della Famiglia.

La Carta della famiglia prevede una scontistica per l’acquisto di beni e servizi.

Al momento sono ammesse solo imprese commerciali.

  • Agevolare il servizio di assistenza educativa per minori anche attraverso la figura della Tagesmutter.

Tutte le strutture scolastiche sono chiuse fino alla fine dell’emergenza Covid19.

Alla ripresa produttiva, molti asili nido e scuole materne non riusciranno a garantire servizi sufficienti.

I servizi di cura educativa dell’infanzia da 1 a 6 anni presso il domicilio della Tagesmutter, debitamente formata e autorizzata, potrebbe fornire un utile aiuto alle famiglie chiamate a rientrare al lavoro.

Queste alcune proposte consegnate all’on. Gadda che ne valuterà l’adozione in seno al Governo e con tutte le forze politiche presenti in Parlamento

Professione in Famiglia incontra la Ministra Elena Bonetti

Professione in Famiglia ha incontrato oggi, 22 gennaio, la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti e rappresentato l’apprezzamento per l’orientamento del Governo verso la riorganizzazione socio-assistenziale della dimensione familiare attraverso il Family act e le nuove peculiarità professionali legate all’assistenza di ausilio ricomprese nel CCNL di settore sottoscritto a gennaio.

Con Professione in Famiglia vi erano anche DOMUS e Tagesmutter Domus, in rappresentanza della particolarità di assistenza e cura educativa dei minori, fornita da personale specializzato presso la propria abitazione.

Una possibile soluzione, quella della Tagesmutter, che permetterebbe di dare una risposta adeguata in tutte quelle realtà in cui non siano realizzabili o insufficienti asili nido, scuole materne o che possano integrare gli orari extra scolastici. Una forma di occupazione che coniughi il lavoro con la famiglia e una maggiore flessibilità per i genitori.

Le richieste fatte alla Ministra sono state di accreditare in tutte le regioni la figura della Tagesmutter riconosciuta professionalmente e qualificata attraverso percorsi formativi certificati e supportata da soggetti accreditati come le cooperative sociali in cui operano e controllati dagli enti preposti.

Si è chiesto altresì l’intervento del Ministero affinché venga chiarita l’ambiguità insita nella normativa sulla detraibilità fiscale e sull’accesso al “bonus nido” anche per le famiglie che utilizzano il servizio di Tagesmutter. Ambiguità che lascia troppi ambiti interpretativi e discrezionalità agli enti preposti.

L’interesse manifestato dalla Ministra sulle peculiarità professionali ricomprese nel CCNL e sul possibile utilizzo della soluzione Tagesmutter ha posto le basi per ulteriori approfondimenti tecnici da inserire nel Family act.

La Ministra si è impegnata infine a verificare quanto riportato in merito alla detraibilità e sussidi legati al servizio di Tagesmutter al fine di definire con chiarezza la normativa.

Legalità negli ospedali della Regione Emilia Romagna

A seguito delle sollecitazioni promosse dalla nostra associazione, di concerto con l’AGCI, per garantire la legalità all’interno delle strutture sanitarie, salvaguardando la sicurezza dei degenti e contrastare il lavoro nero per le prestazioni di assistenza non sanitaria, la Regione Emilia Romagna ha votato all’unanimità una Risoluzione che impegna il Presidente e la Giunta regionale a monitorare il fenomeno nell’intera regione e  valutare la possibile adozione del modello informatico applicato nell’ospedale di Piacenza.

La Presidenza di PF ha ritenuto di inviare alla Regione una lettera di apprezzamento e la propria disponibilità a collaborare per portare a termine le iniziative assunte.

lettera regione ER ospedali sicuri

Risoluzione RER-2

Un primo importante risultato nel contrasto al lavoro nero negli ospedali.

L’Assemblea Regionale Emilia Romagna ha approvato all’unanimità una Risoluzione presentata dal Consigliere Matteo Rancan, che impegna le istituzioni sanitarie preposte ad una ricognizione regionale e a ricercare le migliori soluzioni per monitorare i flussi di assistenza non sanitaria negli ospedali.

La risoluzione presentata citava i dati forniti da noi e da AGCI al convegno nazionale di Piacenza, ove si denunciava il fenomeno dell’irregolarità e dei rischi connessi all’assenza di monitoraggio delle presenze in caso di evacuazione della struttura.

Il giorno seguente si è svolta un’audizione, da noi richiesta, alla III Commissione Sanità della Regione Lombardia, sullo stesso problema.

La delegazione PF e AGCI lombarda ha descritto nei dettagli il problema e le possibili soluzioni, registrando un comune interesse negli interlocutori ad esaminare la risoluzione dell’Emilia Romagna quale contributo per la proposta di legge regionale sul tema della sicurezza e legalità nelle strutture ospedaliere in cantiere.

Si è registrata in tal senso la disponibilità alla sperimentazione dell’ASST di Pavia

Analoghi interessi si sono registrati nella Regione Toscana e nell’ASL di Napoli.

 

 

 

15/10, 15:39] 915902: E.ROMAGNA: OK RISOLUZIONE LEGA PER MONITORARE BADANTATO NEGLI OSPEDALI

BOLOGNA (ITALPRESS) – “Impegnare le aziende sanitarie a valutare specifiche soluzioni, anche informatiche (sul modello del software adottato nell’ospedale di Piacenza), in grado di monitorare le persone che, a diverso titolo, prestano assistenza ai pazienti nelle strutture di degenza, oltre a realizzare una ricognizione regionale sulle modalita’ di gestione dell’assistenza non sanitaria, per poter individuare le migliori procedure di gestione, di regolamentazione e di controllo”. L’Assemblea legislativa approva, con voto unanime, la risoluzione presentata dalla Lega, primo firmatario Matteo Rancan (sottoscritta anche da Gabriele Delmonte, Fabio Rainieri, Daniele Marchetti, Massimiliano Pompignoli, Andrea Liverani, Stefano Bargi e Marco Pettazzoni), e modificata attraverso un emendamento firmato da Paolo Zoffoli, Alessandro Cardinali e Stefano Caliandro del Partito democratico e dallo stesso Rancan. L’emendamento precisa infatti che “gia’ dal 1994 l’assessorato regionale alle Politiche per la salute chiedeva alle aziende sanitarie di dotarsi di un proprio regolamento che disciplinasse anche l’ambito dell’assistenza non sanitaria”. Nello stesso documento si rileva, inoltre, che “la sperimentazione adottata dall’Ausl di Piacenza, attraverso l’impiego di totem computerizzati, ha permesso di attivare una modalita’ virtuosa sia in termini di tracciabilita’ dell’assistenza non sanitaria sia di fruibilita’ e trasparenza del sistema”.