L’esperienza di Fabrizio Cucchi come Procuratore d’aiuto
La decisione di Professione in Famiglia di promuovere la nuova figura professionale di Procuratore d’aiuto sta registrando l’interesse sempre più diffuso tra le imprese che forniscono servizi privati di assistenza domiciliare e tra persone che intendono attivare solo consulenze alle famiglie, prima di ricercare servizi.
Abbiamo pubblicato alcune interviste come quella di ABS Assistenza alla famiglia che intende proporre uno specifico franchising per i procuratori d’aiuto e l’esperienza di due Procuratrici d’aiuto del Tigullio.
Oggi abbiamo fatto alcune domande a Fabrizio Cucchi, da oltre 1 anno presente nella provincia di Roma e Viterbo come esperto nella consulenza alle famiglie e componente del nostro Consiglio Direttivo.

D. Come è scaturita la tua scelta di specializzarti sulla consulenza verso le famiglie che ricercavano servizi di assistenza domiciliare?
R. SISTEMA ASSISTENZA e la mia figura di Consulente per i Servizi di Assistenza Domiciliare Privata, come io la definisco, è stata inizialmente pensata e sperimentata, come vera e propria Startup, a partire dall’estate del 2017, per aiutare le tantissime famiglie della mia zona nella gestione dell’anziano e dell’adulto disabile non autosufficienti, i due principali targets di criticità, ponendo, peraltro, attenzione anche al supporto degli Operatori impegnati sul campo.
La mia intuizione è stata quella di fornire un doppio intervento parallelo, coordinato e integrato sia al nucleo familiare sia all’Operatore al fine di garantire un efficace inserimento lavorativo, riducendo al minimo il disagio che nasce da questo delicata fase, e un Assistenza adeguata e a lungo termine.
Nell’ambito di questi contesti di Criticità il vero problema, infatti, era quello di saper gestire in modo efficace il Collaboratore domestico, evitando le frequenti rotture del rapporto di lavoro.
A questo bisogno, ampiamente diffuso in tutto il Distretto socio-sanitario di riferimento, non corrispondeva di fatto una risposta tempestiva ed efficace ne da parte dei Servizi Sociali, ne da parte delle Associazioni private di Settore.
D. Considerando che era una professione sconosciuta quali sono stati i canali utilizzati per farti conoscere?
R. Le mie prime Consulenze hanno slatentizzato un bisogno tanto diffuso quanto sorprendentemente sommerso e la mia attività ha subito trovato il favore sia dell’utenza che, nel tempo, delle Istituzioni locali, le quali, sempre più, hanno individuato in SISTEMA ASSISTENZA un valido interlocutore capace di accogliere le istanze dell’utenza locale.
Anche i numerosi “Sportelli di ascolto per la Famiglia” delle varie associazioni private locali del settore hanno costituito, in fase di avvio, una efficace cassa di risonanza, fornendo la giusta forza propulsiva per la promozione e lo sviluppo della mia attività.
Proprio per questo motivo, il passaparola è stato sin dall’inizio il mio principale strumento di Marketing.
Si tenga presente che dopo una breve campagna promozionale, tra il secondo semestre del 2017 e la prima metà del 2018, la mia Attività di Consulenza ha decuplicato il numero di richieste.
Attualmente il mio ambito di operatività si estende tra Roma e Viterbo.
Sono in progettazione il nuovo sito internet e la nuova pagina Facebook.
D. Dalla tua esperienza, quali sono i maggiori problemi delle famiglie?
R. Come accennato inizialmente, ciò che è emerso chiaramente durante questi 3 anni di attività consulenziale è che il vero bisogno delle famiglie che cercano assistenza per un proprio caro non più autosufficiente, non è soltanto quello di trovare l’operatore valido in termini di competenze e attitudine.
In effetti, le famiglie che cercano la Badante/Babysitter/Colf devono saper gestire efficacemente la propria Collaboratrice durante il periodo di prova, affrontando opportunamente le fisiologiche problematiche di inserimento nel nucleo familiare che inevitabilmente si presentano, evitando la rottura del rapporto di lavoro e scongiurando, la purtroppo frequente frammentazione dell’assistenza, fonte di stress per l’assistito e per l’intero nucleo familiare.
Il mio intervento è finalizzato a supportare le famiglie in tal senso, garantendo un inserimento lavorativo efficace e a lungo termine.
La famiglia tipo che si rivolge a me vuole la collaboratrice domestica competente che garantisca un’assistenza efficace e continuativa nel tempo, cerca stabilità e serenità: il mio lavoro è fondamentalmente finalizzato a questo obiettivo.
La mia consulenza si sviluppa sul duplice piano della corretta applicazione del CCNL domestico e sulla progettazione di un piano assistenziale efficace e sostenibile, in termini economici per la famiglia e in termini pratici per l’operatore.
A quest’ultimo riguardo deve essere posta particolare attenzione ad eliminare, per quanto possibile, tutti i fattori di rischio per l’insorgenza di una Sindrome di Burnout, garantendo al lavoratore condizioni di lavoro adeguate, nel rispetto dei diritti e doveri previsti dal CCNL domestico.
L’Assistenza domiciliare deve essere efficace, deve garantire serenità ed essere sostenibile nel tempo, è questo il GOLD STANDARD del mio lavoro.
D. Perché ti sei avvicinato a Professione in Famiglia?
R. Ho conosciuto Professione in Famiglia nel gennaio 2019 in occasione di una collaborazione avviata tra SISTEMA ASSISTENZA e una Cooperativa Sociale di Roma impegnata nella realizzazione di un settore di Servizi di Assistenza Domiciliare Privata.
Durante il primo incontro ho avuto modo di conoscere i dirigenti dell’associazione, grazie ai quali ho potuto approcciare ai principi ispiratori dell’Associazione ed apprezzare il grande lavoro compiuto a sostegno delle tante Famiglie in stato di necessità.
Ho subito riscontrato una affinità di intenti tra la mia attività e quella di Professione in Famiglia che mi ha indotto, dopo il termine della suddetta collaborazione, a proseguire autonomamente il discorso iniziato in precedenza, in qualità di Professionista esperto in Consulenze per l’Assistenza Domiciliare Privata alla persona non autosufficiente.
Grazie a Professione in Famiglia ho avuto modo di confrontarmi con colleghi operativi nelle diverse Regioni d’Italia e arricchire le mie competenze professionali a beneficio delle tante famiglie che si trovano nella necessità di essere aiutate.
Mi auguro, a mia volta, di aver dato, in questi 2 anni, e di poter dare in futuro il mio contributo a Professione in Famiglia e di percorrere insieme ancora tanta strada.
D. Stante il perdurare della pandemia, si sono modificati i bisogni per le famiglie e come potrebbe essere loro utile una figura come il Procuratore d’aiuto?
R. L’attuale emergenza epidemiologica che ha lacerato il tessuto socio-economico del nostro Paese, amplificando le criticità sociali preesistenti, ha sicuramente avuto un impatto importante sui bisogni delle famiglie nell’ambito dell’assistenza alla persona non autosufficiente.
Tale effetto si è tradotto non tanto in una modificazione del tipo di bisogno, quanto piuttosto in una mutato approccio allo stato di necessità, in un nuovo modello di gestione della non autosufficienza.
La fase di Lockdawn, le successive restrizioni imposte dal susseguirsi dei diversi DPCM, dopo le speranze della fase di riapertura estiva, e la minaccia di una nuova fase di “acuzie della Pandemia, hanno generato una profonda incertezza e amplificato, come si diceva, le fragilità sociali preesistenti, rendendole ancora più complesse e di più difficile gestione.
Ritengo che questo fenomeno, quanto mai complesso ed imprevedibile, anche e soprattutto, nei sui effetti a lungo termine, abbia fatto nascere, talora rinforzato, la consapevolezza della necessità di gestire domiciliarmente, fin dove possibile, l’assistenza alla persona non autosufficiente con figure professionali sempre più qualificate che sappiano farsi carico di tutti gli aspetti organizzativi, sgravando, più che in passato, la famiglia che si trova a fare i conti con le mutate abitudini imposte dall’emergenza epidemiologica in atto.
La figura del Procuratore d’aiuto viene proposta, in questo mutato contesto sociale, con l’obiettivo di soddisfare non tanto nuovi bisogni ma la necessità di beneficiare di una nuova modalità di gestione della non autosufficienza: cambia la scena, cambiano gli attori.
Questo nuovo paradigma e le competenze di questa nuova figura professionale, ritengo siano ancora più validi nello specifico bisogno della gestione dell’anziano istituzionalizzato, dove appare di particolare utilità il monitoraggio della corretta applicazione del Piano Assistenziale Individualizzato.
Per concludere, mi pare quanto mai prezioso, in questo nuovo contesto socio-assistenziale gravato da un ampliamento delle distanze sociali e da una pericolosa amplificazione della solitudine delle categorie più fragili, poter disporre della nuova professionalità fornita dal Procuratore d’aiuto