Dopo il primo corso formativo per i Procuratori d’aiuto, abbiamo chiesto ad Antonella Stella e Anna Vasconi di raccontarci la loro esperienza di pioniere nel campo della consulenza alla famiglia sul territorio genovese e in particolare nel Tigullio.
La vostra esperienza di consulenti familiari risale a più di un anno fa. Ci potete raccontare le motivazioni per le quali avete intrapreso questo tipo di professione?

All’inizio avevamo immaginato che l’apertura di un’agenzia di servizi di assistenza domiciliare potesse riscuotere l’interesse delle famiglie ma, col tempo, ci rendemmo conto che le condizioni territoriali in cui operavamo non garantivano un bacino di utenza sufficiente per assicurare la continuità dell’impresa.
Nello stesso tempo però, riscontrammo una forte domanda nelle famiglie su problematiche che non necessariamente avevano come finalità il servizio ma semplicemente la ricerca di risposte e informazioni utili che non trovavano risposta.
Decidemmo quindi di fare un corso di counselling e contattammo Professione in Famiglia che ci chiese di sperimentare l’attività fornendoci il supporto dell’associazione.
Riuscimmo a capire sin da subito l’utilità dell’intreccio tra le due funzioni e quindi continuammo con successo l’attività.
Quali problematiche avete riscontrato nelle famiglie?

Ammettiamo che all’inizio siamo state prese in contropiede per la quantità e qualità dei problemi che ci venivano posti.
Dalla conoscenza dei vincoli contrattuali legati all’assunzione di un domestico alla confusione di come orientarsi nell’assistenza domiciliare.
Dal come presentare la documentazione per pratiche amministrative legate alla non autosufficienza al supportare l’anziano in solitudine o distante dai familiari.
Dall’aiuto nel ricercare la giusta soluzione assistenziale fino alla gestione amministrativa del rapporto di lavoro di un’assistente familiare.
Devo confermare che il supporto della sezione di Professione in Famiglia è stato fondamentale.
Quali sono stati i problemi maggiori che avete incontrato?

Indubbiamente quello di farci conoscere sotto la veste di consulenti.
Eravamo conosciute come un interlocutore che forniva servizi e la forma di consulenza veniva vista con diffidenza e incredulità.
Quando però siamo riuscite a trasmettere la competenza e la serietà della consulenza, il passaparola ha fatto il resto e ben presto siamo state riconosciute come professioniste.
Ora le famiglie di Rapallo e dintorni ci cercano per acquistare una consulenza, starà a noi migliorare le nostre conoscenze per fornire soluzioni sempre più specifiche e attinenti alla realtà del bisogno, come lo è stato per tutto il periodo della pandemia e che purtroppo permane.
Una sperimentazione che ha avuto esito positivo quindi?

Non nascondiamo le difficoltà. Molta strada deve essere ancora fatta per mettere le famiglie in condizione di poter affrontare con maggiore serenità le situazioni drammatiche familiari.
Constatiamo che le organizzazioni sociali e la politica sono troppo distanti da questo problema e le famiglie medesime danno troppo per scontato che i drammi se li devono risolvere nella solitudine.
Certamente l’aver fornito a Professione in Famiglia una base concreta di sperimentazione con in nostro amico Fabrizio di Roma ha permesso di inserire questa figura professionale all’interno del contratto nazionale e di aver generato un progetto formativo nazionale per i Procuratori d’aiuto in tutta Italia. Possiamo quindi dire che la nostra parte l’abbiamo fatta.
Oltre a renderci orgogliose, vogliamo evidenziare il fatto che la funzione sociale di cura, tradizionalmente attribuita alla figura femminile in famiglia, può trasformarsi in un vero e proprio lavoro professionale, forte della responsabilità, della sensibilità e della capacità di trovare soluzioni insito nella donna. Questa, per noi, significa emancipazione femminile.
